Le prime comunità stabili
Testo di Paola Maggi.
Il territorio venne intensamente popolato intorno al 5500 a.C., quando nacquero numerosi villaggi occupati talora anche per molti secoli da comunità di agricoltori-allevatori. Uno di questi abitati è stato individuato anche a Marano, nella zona delle Valli da Pesca lungo un attuale canale, l’Ara del Gorgo. Significative testimonianze provengono inoltre da Bonifica di Muzzana, in un’area oggi emersa grazie alle idrovore.
Ma sono le informazioni provenienti dallo scavo di Piancada, nel territorio di Palazzolo dello Stella, a consentire di ricostruire la vita dei villaggi del Neolitico. Gli abitati, in genere collocati su dossi fluviali rilevati di pochi metri rispetto alla pianura, erano già allora provvisti di una rete di canali artificiali che permetteva di drenare il suolo. Vi venivano allevati bovini, caprovini e suini e coltivati legumi e cereali, che erano conservati in pozzetti-silos; saltuariamente era praticata la caccia. Vi erano zone specializzate per la lavorazione della selce, di cui le comunità si rifornivano a centinaia di chilometri di distanza, nell’area dei Monti Lessini in Veneto. La materia prima veniva probabilmente barattata in cambio di prodotti come bestiame e cereali, per poi essere smistata verso i villaggi dell’interno.
I villaggi dell’età del bronzo
Nella fase dell’età del bronzo definita Bronzo Recente, tra il 1400 e il 1250 a.C., si verificò una proliferazione di insediamenti nella bassa pianura, lungo i fiumi Zellina e Corno e nei due ambiti di transizione ambientale: fascia delle risorgive e area perilagunare.
Nella frangia lagunare gli abitati sorgevano spesso su dossi fluviali, che permettevano una più facile difesa e il controllo del territorio, mentre è incerta l’esistenza di siti umidi a carattere palafitticolo. Di norma non erano cinti da terrapieni difensivi, a differenza della fascia delle risorgive, dove tale tipo di insediamento, definito castelliere di pianura, è ben documentato. La distribuzione dei siti sembra riflettere un sistema insediativo strutturato: quelli maggiori distano tra loro circa 7,5 km e per ogni grande abitato si può ipotizzare un’area di influenza di 40-50 km2.
Dai dati archeologici, che derivano solo da ricerche di superficie e non da scavi, emerge una particolare importanza dell’abitato individuato in località Bonifica di Muzzana, tanto da poterlo considerare come il più esteso del territorio e uno dei principali del Friuli meridionale. L’insediamento, che si trova oggi a ridosso della costa, all’epoca sorgeva a 5 km da essa; era verosimilmente circondato da un fossato, la cui presenza è rivelata dalle fotografie aeree. Comprendeva un’area di lavorazione del metallo per la fabbricazione di strumenti in bronzo.
Piuttosto ampio doveva essere anche l’abitato localizzato nella zona delle Valli da Pesca di Marano (Ara del Gorgo), dove è stata recuperata un’ingente quantità di ceramica.