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Pescaria vecia

Foto di: Glauco Vicario

Pescaria vecia

Testo di Maria Teresa Corso.

Il sindaco Rinaldo Olivotto nel 1892 si vantava di aver costruito sul molo del porto “una bellissima pescheria con 8 magazzini, capaci di contenere tutto il pesce che la laguna può dare.”

Dalla sua inaugurazione la vecchia pescheria è stata il motore del paese; ha funzionato fino agli anni Novanta, quando, dopo molto tempo, ne venne costruita una nuova con archi a sesto acuto per richiamare quelli della loggia, e con funzioni più moderne e semplificate, sull’isola del Dossat, proprio di fronte al molo.

Quanti carri e carretti, e Ape e camioncini di ogni sorta hanno girato sulla piazza della pescheria, aspettando le ore 16:00, orario d’apertura della trattativa di vendita e acquisto del pesce fresco di giornata. Il pescato veniva pesato su enormi bilance di rame affidate ad una trave ancorata a due colonne.

Con i moderni mezzi di trasporto già dagli anni Sessanta il pesce veniva portato in ogni parte d’Europa – a Parigi e a Londra due volte la settimana –: ostriche, sogliole, anguelle, go e passarini, quello che il palùo da secoli regalava…

Oggi, dopo un attento restauro, la vecia pescaria è stata convertita in spazio di ritrovo per coloro che amano l’orizzonte, le acque placide che arrivano al molo, i cocai che adocchiano briciole di pane e le persone che arrivano da sempre almeno una volta al giorno in riva a vede i cocài.

Una lapide murata sulla facciata della pescheria, verso Ovest, ricorda il dott. Riccardo Fabris di Lestizza, classe 1853, che tanto si adoperò per portare a termine un grande progetto a fine Ottocento: il porto di Marano. L’Olivotto a sua volta in quegli anni inaugurava la pescheria. All’epoca ci fu un gran bel movimento…